08 Gen Vi racconto com’è andato il mio parto. Non tutto va sempre come vorremmo.
Nove mesi, nove lunghi mesi immaginando quel giorno, il giorno del parto, il giorno in cui avrei visto per la prima volta mio figlio. Ero peró terrorizzata all’idea del parto e ho cercato spesso consolazione facendomi forte del racconto di chi mi diceva “la cugina di una mia amica ha fatto 2 ore solo di travaglio” , “la sorella di mia cognata neanche un punto ha avuto” , “la zia di una mia collega lo stava per fare in auto!”. Riempivo di domande chiunque e mi facevo forte di quelle poche persone che avevano vissuto un parto veloce e poco traumatico. Non era impossibile e mi convincevo che oltretutto anche io avrei potuto partorire in poco tempo e senza molto dolore. Certo.
I mesi scorrevano veloci e in me si alteravano momenti di impazienza per poter stringere finalmente il mio bambino a momenti di paura per il travaglio. Da pessimista quale sono, ero certa che avrei rotto le acque di notte, oppure in un momento poco adatto, ad esempio al supermercato davanti a tutti e sarei scappata via dall’imbarazzo. Pensavo alle cose più assurde, all’imbarazzo che avrei provato urlando in sala parto e magari per non disturbare tutti nel reparto, mi ero promessa di fare un travaglio in silenzio. (ahahah). Avevo chiesto già a mia mamma e mio marito di assistere al parto, mi esercitavo con la respirazione e immaginavo già quelle spinte mentre le settimane avanzavano e aspettavo i famosi “dolori”.
Non è avvenuto nulla di tutto ciò.
Era un venerdì sera, ero appena alla 39ª settimana e andai con mia madre a fare un tracciato per monitorare la situazione. Ricordo come se fosse ieri, ero tranquilla su quel lettino quando il dottore mi disse:
“Alessandra il bambino ha dei giri di cordone al collo, precisamente due, non so dirti quanto sono stretti e come andranno le cose. Possiamo tentare un naturale che molto probabilmente potrebbe finire con un cesareo, o possiamo intervenire direttamente con un cesareo“. Mi pietrificai, non me l’aspettavo, non l’avevo mai neanche immaginato. Mi venne in mente l’esperienza di mia cognata, la cui bimba nacque in sofferenza e scura in viso per dei giri di cordone al collo, e lì non battei ciglio. Non avrei mai voluto recargli sofferenza, dopo aver saputo come stava la situazione non avrei mai potuto per egoismo voler tentare a tutti i costi un parto spontaneo. Mi sarei sottoposta all’operazione per lui, avrei fatto ogni cosa. Gli dissi solo “va bene dottore, facciamo il cesareo”.
Mi disse “ci vediamo domattina?”
Avevo la testa tra le nuvole e gli risposi
“per fare un altro tracciato??”
Mi rispose “no, per farlo nascere!!!”
BOOOOM
Un colpo al cuore. Un’emozione fortissima , un fuoco che mi bruciava nel petto. Prendemmo appuntamento per il giorno seguente e uscimmo dal suo studio. Chiamai mio
marito e gli dissi “domani nascerà Francesco“.
Sono stata 10 minuti a convincerlo che fossi seria e non si trattasse uno scherzo.
Tornai a casa, feci una doccia e lo shampoo, preparai le ultime cose e mi addormentai nel mio letto accarezzandomi per l’ultima notte quel pancione, certa che dopo quella notte tutto sarebbe cambiato. Stavo salutando per sempre una fase della mia vita che non sarebbe più tornata, stavo per diventare mamma e nonostante mio figlio fosse la cosa che più desideravo al mondo, il cambiamento mi faceva un po’ paura.
Quella mattina avevo appuntamento con il ginecologo alle 8.30, uscii di casa in ritardo e (come mio solito) arrivai in ritardo. In clinica mi aspettavano i miei genitori e le mie sorelle. Feci gli ultimi accertamenti, mi misero il camice verde e su una barella mi portarono in sala operatoria. Un turbine di emozioni. Vivevo emozioni fortissime, tutte contrastanti, e il cuore quasi mi usciva dal petto. Ansia felicità impazienza curiosità paura e ancora felicità. L’epidurale forse è stato il momento più brutto, non ho visto l’ago ma ne avevo sentito parlare e avevo tanta paura. Ricordo di un’ostetrica tedesca, sulla sessantina, con capelli bianchi ed occhi buoni. Credo davvero che fosse un angelo. Avevo tanta paura, ero sola in una stanza di acciaio e fredda, con persone che non conoscevo. Ricordo di essermi accovacciata, di aver abbracciato quell’ostetrica, poi ho chiuso gli occhi e ho fatto una preghiera. Da quel momento, immediatamente, ho iniziato a non sentire più le gambe. Ero stesa e di fronte a me avevo un pannello che mi impediva di vedere cosa accadeva. Fortunatamente in quel momento fecero entrare mio marito il quale potette assistere all’operazione, era accanto a me e mi diede una forza incredibile. Mi distrasse per tutto il tempo, chiacchierammo come se fossimo stati seduti sul divano di casa nostra. Dopo 20 minuti circa, alle 10.00 in punto, nacque Francesco!!! Un pianto forte e squillante, in quel momento mi sembró la musica più bella del mondo. Pochissimi secondi dopo me lo portarono e l’accostarono al mio viso, piangeva così forte e quando i nostri visi si toccarono, all’improvviso, lui smise di piangere. Prese il mio naso tra le sue labbra e inizió a ciucciarlo. Quel momento non lo dimenticherò mai. Mi aveva riconosciuta, ero la sua mamma e lui il mio bambino. Piansi per la forte emozione. Era bello, bellissimo, tutto sporco e con pochissimi capelli. L’operazione andó bene, i giorni seguenti furono una passeggiata. Pensavo che m’avrebbe aspettato qualcosa di molto peggio ed invece la ripresa fu velocissima. (Vi racconto un aneddoto bizzarro. Pensate che tornata in camera addirittura mi truccai. Fondotinta, una passata di cipria e del blush rosato per avere un colorito più vivo. Sono un caso disperato lo so). Purtroppo dopo la nascita Francesco è stato qualche ora in incubatrice ( è una prassi della struttura) e l’hanno portato da me solo alle 20.00. Delle ore interminabili nelle quali mi sentivo di impazzire. Guardavo e riguardavo le uniche 3 foto che mio marito era riuscito a fargli, toccavo quel pancione ormai molle e vuoto e mi sembrava tutto così strano. Mi mancava qualcosa, un pezzo del mio corpo, il mio cuore. Alle 20.00 finalmente me lo portarono e potetti per la prima volta prenderlo in braccio, annusarlo, stringerlo, allattarlo, baciarlo e scrutare ogni piccola parte del suo corpo. Quelle manine piccole e rugose, quel nasino piccolo e perfetto, gli occhietti neri e a mandorla. E il profumo. Cavolo quel profumo buonissimo che avrei tanto voluto conservare in una boccetta per sempre. Inutile che ve lo dica, ero già perdutamente innamorata di lui.
Nonostante il mio parto sia stato bellissimo, nonostante l’indubbia necessità d’intervento, quando penso al parto, mi chiedo ancora come sarebbe andata se avessi avuto un parto naturale. Nonostante i forti dolori e la sofferenza che si prova, mi sarebbe piaciuto provarlo. Il parto per una donna é un momento doloroso ma magico, immagino sia un momento incredibile in cui ti senti invincibile perché con le tue sole forze hai messo al mondo tuo figlio. Io lo posso immaginare ma non so realmente cosa si prova, non so se lo saprò mai, ma mi convinco che poco importa, è andata così e lo rifarei altre mille volte.